R.E.N.T.RI: Il 2022 è l’anno della riforma della tracciabilità dei rifiuti

7 Luglio 2022 | Gestione dei rifiuti

Archiviato il SISTRI, sistema informativo voluto dal Ministero dell’Ambiente per monitorare la tracciabilità dei rifiuti, e che si è rivelato un sistema sostanzialmente fallimentare, tra giugno e settembre 2022 si sperimenta il R.E.N.T.RI (Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti), il sistema è gestito direttamente dal Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.

A cosa serve il periodo di sperimentazione del R.E.N.T.RI?

Il vecchio sistema di tracciabilità dei rifiuti SISTRI è stato implementato senza la consulenza degli attori principali, cioè degli addetti ai lavori, rivelandosi così un sistema rigido e non necessariamente adatto alle vere esigenze di operatività.

Il R.E.N.T.RI sarà sperimentato per un lasso di tempo di tre mesi dagli operatori del settore: produttori, trasportatori, impianti ed intermediari, con la partecipazione delle software house. Lo scopo è di render, alla fine della sperimentazione questo strumento agile e fruibile da parte di chi deve assolvere alla tracciabilità dei rifiuti.

Ma vediamo subito cos’è il R.E.N.T.RI nella sostanza, chi lo ha voluto e chi è obbligato ad utilizzarlo.

Ad esigere la riforma della tracciabilità dei rifiuti è stata l’Europa che con la DIRETTIVA 2018/851 del Parlamento Europeo nel consiglio del 30 maggio 2018, che ha modificato la direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, l’Italia in qualità di Paese membro ha l’obbligo di recepire la Direttiva.

Nasce così il Registro Elettronico Nazionale per la Tracciabilità dei Rifiuti (R.E.N.T.RI), un sistema elettronico che permette di assolvere alla tenuta del registro cronologico di carico e scarico, dei rifiuti pericolosi e non pericolosi.

È strutturato in due sezioni: la prima, ovvero la Sezione dell’Anagrafica degli iscritti, raccoglie anche le autorizzazioni ambientali; la seconda, ovvero la Sezione della tracciabilità dei rifiuti, raccoglie i dati annotati nei registri e nei formulari.

Chi sono i soggetti obbligati?

  • Imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti pericolosi;
  • Imprese ed enti produttori iniziali di rifiuti non pericolosi derivanti da lavorazioni industriali, artigianali e da operazioni di recupero/smaltimento con più di 10 dipendenti;
  • Chiunque effettua a titolo professionale attività di raccolta e trasporto rifiuti;
  • Le imprese ed enti che trasportano i propri rifiuti pericolosi ai sensi dell’art. 212 c. 8;
  • I commercianti e gli intermediari di rifiuti senza detenzione.

Sarà ovviamente necessaria un’iscrizione, che dovrà essere effettuata nei termini di legge, ed il versamento di un contributo annuale che permetterà una parziale copertura dei costi di funzionamento del registro per la tracciabilità dei rifiuti.

Gli operatori, dunque, in virtù di questa fase di sperimentazione, auspicano ad un metodo di tracciabilità dei rifiuti che possa realmente rendere agile l’assolvimento agli obblighi legislativi e che scongiuri quindi il fallimento del sistema che ha portato alla dismissione del SISTRI nel 2019.